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Il progetto
 
Le sezioni
 
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Cinema

Pur essendo dedicato a diversi linguaggi, il Festival ha le sue radici in quello cinematografico. È il cinema la prima arte (e non già la settima) indagata in questa manifestazione. E del cinema, quello per ragazzi è il vero protagonista del Festival. Attraverso le pellicole girate per raccontare e parlare ai più piccoli si vuole arrivare a costruire un dialogo intra ed extra-generazionale. Il cinema viene eletto a linguaggio mediatico per antonomasia per ridurre le distanze antropologico-sociali in un terra, come quella pugliese (ed anche quelle mediterranee), in cui queste ultime hanno ancora un peso determinante nell’educazione e nella legittimazione sociale dei più “deboli”. Il cinema, dunque, come strumento per la conoscenza reale di sé e degli altri, coloro che si è troppo spesso e superficialmente chiamati diversi ed estranei. Il cinema come narratore di storie, di punti di vista e di emozioni capaci di accomunare non solo persone diverse, ma soprattutto popoli diversi: quelli del Mediterraneo. Al Cinema sarà dedicato un concorso che vedrà protagonisti i film di registi “mediterranei”, che saranno oggetto di una visione e di una valutazione approfondite da parte di una giuria interamente formata da fanciulli e ragazzi, oggi pugliesi e domani appartenenti a nazioni diverse.

 
Letteratura

Se al cinema è dedicato il concorso del Festival, alla letteratura verrà offerta una vetrina di conoscenza e di promozione capace di riunire quanti amano la lettura e quello che essa suscita. Nulla è, infatti, paragonabile alle emozioni, alle suggestioni e alla serenità evocativa che provoca la lettura di un libro. Esso è davvero metafora di quel “vascello che conduce nei posti più reconditi della nostra fantasia”. La presenza di una sezione interamente dedicata alla letteratura vuole favorire l’approccio a questo linguaggio così antico e sempre moderno, e promuovere la lettura come forma di conoscenza e di acculturamento, nonché di intrattenimento creativo. Alla letteratura saranno dedicati momenti ad hoc come reading letterari e poetici, conversazioni con autori, letture condivise e tutto quanto possa suscitare interesse e curiosità verso questo linguaggio artistico, da cui lo stesso Cinema ha preso e prenderà ancora spunto nella produzione di film.

 
No Media

In un Festival dedicato ai linguaggi artistico-comunicativi e al dialogo tra i popoli, si è pensato di dedicare uno spazio proprio al linguaggio per antonomasia, l’ante litteram di qualsiasi linguaggio mediatico: il racconto.
Esso è infatti la prima forma di comunicazione conosciuta dall’uomo che utilizza come medium la sua sola voce, le sue sole emozioni. È, quindi, un linguaggio non mediato da fonti esterne e non mediatico. Ecco perché si è voluto chiamare “No Media” questa particolare sezione di Mediterrante, tutta incentrata sulla poesia della parola, sulla sinfonia del racconto e sulle emozioni dei ricordi. Per dirla con Gabriel Garcia Marquez: “La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”. È proprio questo l’obiettivo di “No Media”. Mettere in relazione non tanto le persone ma i loro vissuti attraverso lo scambio reciproco dei racconti personali. Racconti di scorci di vita che hanno segnato le proprie esperienze vissute, regalate agli altri protagonisti di “No Media” e al pubblico presente in sala. Pur essendo incentrato sul linguaggio non mediatico, l’insieme dei racconti verrà video-ripreso da ragazzi e giovani coinvolti in progetti di formazione alle arti cinematografiche. Tutto ciò per fissare in immagini e in memoria l’attimo fuggente dei racconti e per costruire attraverso questi ultimi dei diversi e particolari punti di vista. Il materiale raccolto sarà poi montato e trasformato in un dvd testimone dell’evento che verrà presentato in ogni successiva edizione del Festival.

 
Musica

Chi ama la musica sa cosa essa rappresenta nella vita di un essere  umano: uno straordinario immenso patrimonio di idee, di sentimenti sulla vita, sul mondo, che le generazioni del passato mettono a nostra disposizione. Poter godere delle opere dell’ingegno artistico è un dono che ci viene dato ed è interesse primario della società che tale patrimonio non sia solo conservato, ma anche divulgato e vissuto positivamente dalle nuove generazioni.
La musica, componente fondamentale e universale dell’esperienza e dell’intelligenza umana, offre uno spazio simbolico e relazionale propizio all’attivazione di processi di cooperazione e socializzazione, all’acquisizione di strumenti di conoscenza e autodeterminazione, alla valorizzazione della creatività e della partecipazione, allo sviluppo del senso di appartenenza ad una comunità, nonché all’interazione fra culture diverse. Quanto enunciato sottolinea l’importanza del linguaggio musicale nella formazione dei giovani e la sua centralità nel mondo contemporaneo. La musica è anche il linguaggio più “parlato” dalle giovani generazioni, il più facilmente comprensibile; ecco perché lo si elegge a ponte ideale in grado di generare una grande osmosi di popoli e culture, anche diverse tra loro. La musica, quindi, così come il cinema, la letteratura e il racconto, può contribuire a farci sentire meno distanti e meno estranei.

 
Danza

Quello della danza è senza dubbio il linguaggio più silenzioso tra quelli scelti e proposti per il Festival. Esso è un linguaggio “muto” perché non si alimenta di parole, ma di solo suono e movimento. È linguaggio del corpo, è gesto che comunica qualcosa di sé e qualcosa del mondo. La danza viene qui proposta come linguaggio plurisensoriale in grado di valorizzare le singole sensibilità dei più giovani. Essa è poesia, ma al tempo stesso ritmo frenetico, è pura emozione, ma al tempo stesso seria riflessione, è trascendenza, ma al tempo stesso materializzazione dei corpi. Anche la danza, come le altre arti, è un linguaggio particolarmente caro alle giovani generazioni. Essa è davvero capace di unire e di fare gruppo. La sua presenza nel Festival vuole far prendere coscienza del suo potere evocativo a chi già l’ama, ed entusiasmare quanti temono il suo potere di mettere in gioco i propri corpi.

 
Teatro

Si suol dire che ogni uomo è in fondo un attore che recita la parte migliore che la vita gli ha assegnato. Vero o falso che sia, è fuor d’ogni dubbio che almeno una volta nella vita capiti di recitare una qualche parte, non fosse altro per raccontare una piccola bugia. Ecco allora che il linguaggio teatrale entra a fare parte della vita dell’uomo sin dall’infanzia, quando, ancor privi della parola, assumiamo espressione facciali tipiche da maschere teatrali greche. Linguaggio degli occhi, del volto, del corpo e della mente, il teatro è uno degli strumenti più utilizzati per l’autodeterminazione di sé e per favorire le relazioni interpersonali. Anch’esso è un linguaggio particolarmente “parlato” e amato dai giovani. La sua presenza nel Festival ne vuole sottolineare la grande capacità di emozionare sia chi lo pratica che chi lo frequenta come pubblico. In fondo attori e pubblico sono entrambi immersi in quello che Wagner chiamava “golfo mistico”; un luogo magico in cui tutto sembra essere finto, ma niente è falso.

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